giovedì 19 aprile 2012

Il filo di Sophia presenta: "Autoritratti di Claude Cahun" .NEF Giovedì 19 Aprile Ore 19



Ritorna ".nef", il ciclo di incontri che IL FILO DI SOPHIA ha voluto dedicare alla storia della fotografia. Questo giovedì in scena gli autoritratti di Claude Cahun, fotografa francese. A condurci nel mondo di questa geniale artista sarà Federica D'Amico (da Parigi con furore).
A seguire dibattito e solito mangia&bevi della casa.

Di seguito un'introduzione all'incontro scritta da Federica:

Lucie Renée Schwob nasce a Nantes nel 1894 sotto il segno dello Scorpione. Ha una venerazione per i gatti, che in un’ottica un po’ medievale considera esseri spiritualmente superiori. Ama il mare, la filosofia ed il giardinaggio. Da adolescente cura la madre internata alla Salpêtrière mentre traduce Wilde, finché non realizza che Nantes è un mondo troppo piccolo per lei.
Così a 28 anni si trasferisce a Parigi con la sorellastra e compagna di vita Suzanne Malerbe, in arte Marcel Moore. Il loro amore durerà fino alla fine. 
Cambia nome e nasce Claude Cahun, androgino personaggio dalle innumerevoli identità artistiche. 
A Parigi vive in rue Notre Dame des Champes al numero 70. Quella casa esiste ancora e l’idea che lì si riunissero i surrealisti, col loro verre de vin in mano, è emozionante.
Frequenta Breton che la definirà “Uno dei quattro o cinque spiriti più interessanti e curiosi del suo tempo”. Sono gli anni del fermento: scrive, recita ed allestisce scene per il teatro.
L’artista a 360° gradi è sbocciata.
Scrive in maniera compulsiva lettere, poemi satirici, pamphlets, autobiografie, diari. Scrive perché scrivere significa testimoniare, ma non basta.
Le vere soddisfazioni arrivano da una Kodak Pocket Camera.
L’autoritratto fotografico, rigorosamente in bianco e nero, è la forma prediletta e non per un banale desiderio narcisistico ma poiché qui dove l’identità dovrebbe essere quanto di più evidente e prossimo a se stessa, paradossalmente perde forma ed acquista il peso, o meglio la leggerezza, della non-identità.
Ogni scatto è testimone del continuo farsi e disfarsi di “io” attraverso l’evento fotografico. L’uso di travestimenti, maschere, specchi e pose sceniche non fa che evidenziare il desiderio di restituire una immagine neutra, priva di qualsiasi valenza semantica perché o eccessivamente saturata o eccessivamente spogliata di significazioni. 
Gli autorotratti di Claude Cahun ci pongono di fronte alle infinite possibilità d’essere di questo “io” e si inseriscono come tassello in una inedita autobiografia per immagini, incompleta e mobile.
La ricerca artistica di Claude Cahun è dunque tutta volta all’affermazione ed alla testimonianza di qualcosa ma ciò che conta è il progetto, il cammino, non la meta. E lo fa paradossalmente attraverso il mezzo mortifero della fotografia, poiché quel che testimonia è l’impossibile immobilità di una identità sempre in cerca di sé al di fuori di sé.

Credete che la vita di questo personaggio sia stata rocambolesca? Di più. È stata rocambolesca e poetica, attenta e leggera testimone non di eventi ma di modi d’essere attraverso gli eventi. Il Nazismo ci ha concesso il privilegio di poter avere circa 400 dei suoi scatti, davvero pochi rispetto a quanti si ritiene ne avesse realizzati, sufficienti però per affermare che la contemporaneità dovrebbe molto alla ricerca estetica di Claude Cahun.

APPUNTAMENTO PER GIOVEDI' 19 APRILE ORE 19
AULA F2 CUBO 18/C DIP. FILOSOFIA UNICAL

VI ASPETTIAMO!!!

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